“L’aspetto fondamentale del Movimento scout è il suo spirito –
affermava il suo fondatore B.P – e la chiave per comprenderlo è l'avventura
fantastica della scienza dei boschi. Quando un gruppo risuona di
allegre risate e i suoi scout si entusiasmano a sempre nuove avventure,
non c'è alcun pericolo che i ragazzi se ne allontanino perché si
annoiano”
.
Spirito scout è ricerca, voglia di cooperare con gli altri,
desiderio di progettare e costruire, impegno per risolvere i problemi. È
andare a vedere cosa c’è oltre l’orizzonte, verificare il senso delle
cose, rendersi utili agli altri, entusiasmo e intraprendenza per
“lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato"
.
È sfidare se stessi per divenire persone responsabili, attive,
competenti, autonome. È stile di vivere secondo i valori della Legge e
della Promessa.
Lo scautismo, amava ripetere B.-P. (così chiamano gli scout
il loro fondatore), non è una scienza astrusa, ma “un gioco per
ragazzi, diretto dai ragazzi, in cui i fratelli maggiori possono dare
ai loro fratelli più giovani un ambiente sereno, incoraggiandoli ad
attività sane che li aiuteranno a sviluppare il loro civismo”
.
Robert Baden-Powell non era un pedagogista, aveva però un
elevato senso civico, religioso ed educativo. Egli riconosce la
specificità dell’infanzia, è consapevole che per essere buoni educatori
occorre saper valorizzare le risorse tipiche di ogni età, aver fiducia
nei ragazzi e affidar loro vere responsabilità per la maturazione in
competenza e autonomia.
“I ragazzi hanno un mondo tutto loro, un mondo che si creano
da soli. Il codice dei ragazzi raccomanda il rumore, il rischio, il
movimento. Ridere, lottare, mangiare! Ecco i tre elementi
indispensabili al mondo dei ragazzi"
.
L’atto iniziale del processo educativo deve essere, secondo
il fondatore, l’accettazione del ragazzo, anche del peggiore, perché
in
ogni ragazzo c’è del buono da fare sviluppare.
Il ragazzo ama l’avventura, e lo scautismo gliela permette
tramite la vita all’aperto. Lo scautismo è, infatti, un grande gioco,
ove giocare significa, come in tutta la pedagogia moderna, impegnarsi
con gioia per raggiungere dei successi. La vita che lo scautismo
propone è vista come “una strada verso il successo” piena di speranza e
di ottimismo. Di fronte al calo di motivazione che si registra, a
livello mondiale, negli ambienti educativi, lo scautismo ha come scopo
di far riscoprire ai ragazzi il gusto di vivere la vita come un gioco
che ha regole chiare e positive, ma che nel contempo dà spazio al
protagonismo dei ragazzi, alla loro creatività, alla gratificazione per
quanto si realizza con e per gli altri.
Baden-Powell critica la staticità della scuola tradizionale. A
proposito, riprendendo un articolo pubblicato dalla rivista
Teachers’ World,
così scriveva “Chi ha mai sentito un ragazzo, un ragazzo normale,
sano, pregare il padre di compragli un banco di scuola? Un ragazzo
non è un animale da tavolino, e non è fatto per restare seduto intere
mattinate. È un ragazzo, Dio lo benedica, pieno di allegria, di
combattività, di appetito, di audace monelleria, di rumorosità, di
spirito di osservazione, di agitazione, fino a traboccarne. Se no, è un
anormale”
.
Orientare e incanalare questa forte
voglia di vivere perché divenga
gioia di vivere con e per gli altri è un aspetto fondamentale della
pedagogia scout e dovrebbe esserlo di ogni ambiente educativo, quale a
esempio la scuola.
Lo scautismo ha dato e continua a dare un significativo
contributo al rinnovamento della scuola. In Italia due grandi
educatori, Gesualdo Nosengo (1906-1968) e Mario Mazza (1882-1959),
attivamente impegnati con ruoli dirigenziali sia nella scuola sia nello
scautismo, hanno preso parecchio dal metodo scout per rinnovare la
scuola. Diversi pedagogisti operanti nelle varie università del mondo
riconoscono di avere radici nella formazione scout.
Ciò che si
apprende nella vita scout, secondo B. P, dovrebbe essere affiancato
agli apprendimenti propri della scuola tradizionale per renderla più
capace di motivare i ragazzi. In questo senso il Ministero della
Pubblica Istruzione ha stilato un protocollo con le associazioni scout
al fine di fare interagire scuola e scautismo. Da una decina di anni i
centri scout nazionali del Settore specializzazioni dell’AGESCI, tra i
quali quello di Marineo in Sicilia
,
organizzano periodiche attività di educazione ambientale per le classi
scolastiche in cui interagiscono insegnanti ed educatori scout, sia
nella fase progettuale sia in quella di conduzione e verifica. Nello
stesso centro, che opera da trentacinque anni, si svolgono corsi di
formazione per educatori e insegnanti e iniziative rivolte ad
adolescenti. Diversi gruppi scout, non solo in Sicilia, operano con le
scuole per realizzare progetti comuni, rivolti principalmente
all’educazione ambientale e all’educazione alla legalità.
Scoperta,
competenza, responsabilità, autonomia sono le tappe della progressione
degli scout, un progredire che vede ciascuno protagonista della propria
crescita. In particolare, in età adolescenziale la sfida dello scautismo
si concretizza nel
credere nelle potenzialità di ogni ragazzo (“anche
nel peggior ragazzo c’è almeno il cinque per cento di buono dal quale
partire per la sua formazione”, amava ripetere B. P.), nel dar fiducia
ai giovani.
Esempio concreto è la squadriglia, un gruppo di sei-otto
ragazzi, dai dodici ai quindici anni, ove la responsabilità della guida
viene affidata a uno di loro; è una forte responsabilità che stimola
l’adolescente a maturare e a farsi esempio positivo per i più piccoli.
La squadriglia, elemento tipico del metodo scout inserita nella comunità
di reparto, è ambiente di crescita ove si esercitano democrazia,
interazioni tra ruoli e competenze diverse, progettualità, condivisione,
solidarietà.